MOBILITY MANAGER: CLAMOROSA BOCCIATURA DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

CONFERMATE TUTTE LE PERPLESSITA’ DELLA UIL SCUOLA.

Si vuole continuare a pensare che si possono introdurre figure professionali nel sistema scolastico, per legge.  Senza confronto, come se il contratto non esistesse. A costo zero, come se l’accumularsi di incarichi fosse una stratificazione naturale, dettata dalle imminenze della politica. Facoltativa e remunerata: così possiamo pensare a una figura di natura organizzativa e di coordinamento che ha competenze in materia di mobilità. Con queste caratteristiche potrebbe anche essere utile – ma pensare di individuare un docente per farlo ci sembra veramente fuori da ogni logica. I docenti devono svolgere il loro lavoro in classe e nell’interesse degli alunni che gli sono affidati per questo va remunerato adeguatamente non per funzioni aggiuntive che nulla o poco hanno a che fare con la funzione docente. Esprimiamo la nostra più ferma critica a questo modo di procedere che incentiva i docenti a svolgere azioni burocratiche a scapito dell’impegno didattico.

Nota UIL SCUOLA:

MOBILITY MANAGER: CLAMOROSA BOCCIATURA DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE
Turi: Facoltativa e remunerata, così possiamo pensare a una figura di natura organizzativa e di coordinamento che ha competenze in materia di mobilità

E’ una clamorosa bocciatura quella che viene dal Cspi, l’organo consultivo del ministero dell’Istruzione I cui pareri sono propedeutici, seppur non vincolanti, all’assunzione delle decisioni del Ministero.

Inutile, ridondante, costo zero: questi I rilievi che il Consiglio Superiore della Pubblica istruzione ha inserito nel parere approvato in seduta plenaria, martedì scorso, 23 novembre.

«L’individuazione di una specifica figura nelle scuole, come nel caso del mobility manager, sembra essere diventata una ricorrente modalità attuativa, producendo nella realtà il proliferare di ruoli, connessi a compiti e funzioni, che sostanziano l’idea di un mero e formale adempimento rischiando, invece, di vanificare una efficace cultura del risultato»  – si legge nelle righe introduttive del parere.

«I compiti e gli obiettivi previsti dalla norma per la figura del mobility manager non sono in generale compatibili con l’attribuzione dell’incarico ad un docente su base volontaria» – precisa il CSPI che ha compiti di supporto tecnico-scientifico per l’esercizio delle funzioni di governo in materia di istruzione.

«Sarebbero richieste, invece, competenze di analisi ed elaborazione di dati, di relazione interistituzionale, di uso di software specifici per l’analisi logistica, di conoscenze della normativa e dei contratti di settore ed altre competenze e conoscenze che per di più andrebbero verificate».

«Il CSPI ritiene, pertanto – si legge in conclusione di parere – che sarebbe necessaria la previsione di una figura esterna (o interna, se disponibile, sul modello del Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione) che fornisca una specifica collaborazione a supporto della scuola, dotata delle suddette competenze, formata e adeguatamente retribuita».

Il parere del Cspi ha confermato tutte le nostre perplessità – afferma il segretario generale della Uil Scuola.

Si vuole continuare a pensare che si possono introdurre figure professionali nel sistema scolastico, per legge.  Senza confronto, come se il contratto non esistesse. A costo zero, come se l’accumularsi di incarichi fosse una stratificazione naturale, dettata dalle imminenze della politica.

Facoltativa e remunerata: così possiamo pensare a una figura di natura organizzativa e di coordinamento che ha competenze in materia di mobilità. Con queste caratteristiche potrebbe anche essere utile – ma pensare di individuare un docente per farlo ci sembra veramente fuori da ogni logica.

I docenti devono svolgere il loro lavoro in classe e nell’interesse degli alunni che gli sono affidati per questo va remunerato adeguatamente non per funzioni aggiuntive che nulla o poco hanno a che fare con la funzione docente.

Esprimiamo la nostra più ferma critica a questo modo di procedere che incentiva i docenti a svolgere azioni burocratiche a scapito dell’impegno didattico.