La favola di Pia e Pai

Turi: mentre si cerca la quadra per far partire le scuole,il pericolo numero uno sono i burocrati. Servono responsabilità e correttezza.

Diramata una nota in contrasto con le norme del contratto.
Ora si aprono le incertezze applicative, come se non bastassero quelle esistenti.
Un carico di responsabilità che ricadrà sui presidi.

Il MI ha diramato una nota per dare indicazioni alle scuole sul PIA e sul PAI. Non sono i personaggi di una novella, ma lo potrebbero diventare.
Sono l’acronimo del Piano di integrazione degli apprendimenti e Piano di apprendimento individualizzato, per dire che le scuole devono verificare le mancanze relative agli apprendimenti degli alunni per effetto della chiusura delle scuole per il coronavirus ed attuare le strategie di recupero.
Dal 1 settembre gli insegnanti torneranno in presenza, a fare didattica, per gli alunni che hanno deficit formativi da recuperare. E’ un lavoro che presuppone un progetto che le scuole elaborano nelle prime settimane di lavoro prima che inizino le lezioni Appare chiaro anche a chi non parla la neo lingua ministeriale che si tratta di misure, che hanno implicazioni dirette sulle persone, sia dal punti di vista contrattuale, che istituzionale.
Così mentre l’organizzazione nazionale della scuola, riceve l’ok delle regioni per mascherine e protocolli, nelle stanze del MI lavorano i burocrati che pensano, attraverso circolari amministrative, scorciatoie per eludere i diritti del contratto nazionale di lavoro e giudicare ragioni e torti.
Come è intuibile nessuna circolare può modificare né leggi, né contratti.
Per spirito di collaborazione e responsabilità, la UIL Scuola aveva proposto e dato la disponibilità ad una moratoria della norma in discussione, un cambiamento temporaneo ed eccezionale, solo per quest’anno, in relazione alla pandemia in atto e alle scelte del collegio dei docenti, per evitare conflitti e confusione.
Si è preferito procedere, invece con la forzatura amministrativa, con un atto unilaterale che aggiunge confusione a confusione.
E’ una questione di legalità, legata allo strumento che viene usato: a scuola, come nel Paese, vale lo strumento democratico del contratto, non gli strumenti autoritari del ministero.
Le regole, in democrazia, valgono per tutti, anche per chi momentaneamente ne detiene il potere.
C’è da chiedersi, a chi giova tale forzatura. Le ricadute dirette riguarderanno i dirigenti scolastici lasciati a decidere se seguire la circolare o il contratto: chi, applicando la nota, si troverà a disapplicare il contratto, ne dovrà rispondere direttamente.
Non così per il ministero che ha predisposto una circolare sbagliata e palesemente illegittima.
In questo momento – sottolinea il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi – c’è bisogno del massimo della responsabilità, della collaborazione e della correttezza.
Noi continueremo su questa strada, risponderemo nei tempi congrui ai sabotatori a loro insaputa.
Ci riserviamo di adire il giudice, ma lo faremo dopo la partenza dell’anno scolastico, la legge ci da 60 giorni di tempo per farlo, in via ammnistrativa, e senza limiti al giudice ordinario, per consentire la riapertura delle scuole in presenza e in sicurezza.
Ora vanno tutelati i ragazzi che devono essere messi in condizione di colmare il Gap formativo, per il riconoscimento del lavoro degli insegnanti e del personale, ci sarà tempo per farlo valere in sede giurisdizionale. Resta il rammarico di tanta retorica, presente anche nella nota ministeriale.
Vogliamo fare come con la sanità? Tutti eroi due mesi fa e ora tutto dimenticato?